Al fine di fare il punto su lavoro servile e lavoro libero fra consuetudini e contrattazione agraria nel pieno Medioevo, occorre preliminarmente tener presente che gli storici del diritto generalmente negano che i servi abbiano la capacità di stipulare patti scritti, ma alcune eccezioni documentate a partire dagli ultimi decenni del X secolo suggeriscono una maggiore complessità dei rapporti contrattuali. A questo proposito, è importante distinguere i servi, “dipendenti ereditari” con una condizione socio-economica migliorata rispetto alla tarda antichità e all’età longobarda, dagli schiavi. Il saggio mette inoltre a confronto i patti consuetudinari con i contratti scritti stipulati da liberi e prende ancora in considerazione il caso di uomini liberi che, nei secoli XII-XIII, stipulando contratti di affitto a tempo indeterminato, rinunciavano alla libertà, diventando così “servi glebae”.
Abstract
In order to take stock of servile labour and free labour between customs and agrarian bargaining in the Middle Ages, it must first be borne in mind that legal historians generally deny that serfs had the capacity to enter into written pacts, but some documented exceptions from the last decades of the 10th century onwards suggest a greater complexity of contractual relations. In this regard, it is important to distinguish serfs, ‘hereditary employees’ with an improved socio-economic status compared to Late Antiquity and the Lombard period, from slaves. The essay also compares customary covenants with written contracts stipulated by freedmen and again considers the case of free men who, in the 12th-13th centuries, by stipulating indefinite tenancy contracts, renounced their freedom, thus becoming ‘servi glebae’.